venerdì 24 giugno 2016
L’INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE E LA FAMIGLIA NATURALE
Marcello Serra
24/06/2016.
Colgo l’occasione per esporre alcune considerazioni in relazione alla recente sentenza con la quale il Tribunale per i minorenni di Roma ha autorizzato, nell’ambito di una coppia omosessuale, la “stepchild adoption”, e cioè il riconoscimento ad un uomo del diritto di poter adottare il figlio del compagno, concepito all'estero grazie alla “maternita' surrogata”, meglio conosciuta con il termine di "utero in affitto". Siamo di fronte all’ennesimo caso in cui la legge italiana si lascia piegare alla volontà di un funzionario pubblico qual è un magistrato a cui è stata concessa anche la facoltà di interpretare soggettivamente la legge stessa che invece dovrebbe essere applicata in modo imparziale ed oggettivo.
Per questo, fatte salve alcune particolari situazioni, penso che l'unica riforma seria, su cui sia opportuno richiamare l’attenzione e l’impegno di tutti, sia soltanto quella orientata al ripristino dello smarrito buon senso civico che, in una società civile normale, dovrebbe essere posto a baluardo e guida della democrazia e cioè dell'unica forma di governo valida e legittimamente corretta in quanto basata sulla effettiva partecipazione dei cittadini, considerati uguali di fronte ad essa e nella quale il potere viene esercitato dal Popolo attraverso i propri Rappresentanti che liberamente elegge.
Purtroppo, da qualche tempo, la nostra democrazia sta evidenziando alcune preoccupanti anomalie di funzionamento che, se non opportunamente corrette, rischiano di stravolgerne i principi fondamentali da cui essa trae tutta la propria ragione istituzionale. In particolare nel corso degli ultimi decenni, il modello di democrazia a cui ogni cittadino era stato educato dai Padri fondatori della nostra Costituzione, sembra aver subito un ingiustificato stravolgimento, almeno per alcuni dei principali aspetti che ne caratterizzano l’impostazione originale.
Con ogni probabilità ciò può derivare dagli effetti provocati dall’indifferenza dimostrata, in varie occasioni, da buona parte dei rappresentanti parlamentari i quali, guidati evidentemente anche da valutazioni di calcolo personale dettate principalmente dalle proprie convenienze di posizione, hanno abdicato al proprio compito istituzionale che deve essere costantemente orientato al presidio e alla difesa dei valori della democrazia. Tale atteggiamento ha infatti favorito, in modo surrettizio, il trasferimento di parte del potere reale che era stato loro delegato dal Popolo, ad una classe oligarchica, formata da una certa minoranza di magistrati e da alcune lobbies di supporto che, senza aver ricevuto alcun mandato dal Popolo, si è trovata nella possibilità di poter gestire, anche se in forma indiretta, il potere che il Popolo stesso ormai non sembra più in grado di poter esercitare a pieno. La nostra Costituzione è molto chiara su chi debba essere il titolare del potere che spetta inequivocabilmente al Popolo sovrano; tale chiarezza emerge nel dettato della Carta Costituzionale anche dove la Magistratura viene qualificata quale “Ordine autonomo e indipendente” e non come “Potere autonomo e indipendente” che invece è esclusivamente riservato al Popolo. E’ il Popolo che esercita il potere (legislativo ed esecutivo) attraverso i propri rappresentanti che da questo vengono eletti direttamente. I magistrati che accedono alla carriera giudiziaria attraverso un concorso pubblico bandito dallo Stato, non posseggono il titolo della rappresentatività della volontà popolare proprio perchè non sono stati sottoposti ad alcuna legittimazione da parte del Popolo se non a quella che gli impone il dovere istituzionale di applicare le leggi volute e scritte dal Popolo stesso.
Come appare evidente anche nel caso particolare della “stepchild adoption” e cioè dell'adozione del figlio del convivente nelle coppie omosessuali, la decisione ultima e definitiva su questo fondamentale principio di giustizia etica e sociale che spetterebbe al Parlamento, contravvenendo fra l’altro al noto principio “delegatus non potest delegare” è stata delegata, dai nostri rappresentanti, ai giudici che, anche se privi di mandato del Popolo, hanno assunto la facoltà di esercitare unilateralmente la più ampia e personale autonoma scelta in vece del Popolo Italiano, facendo precipitare nel caos più disordinato la nostra cultura e la nostra ultramillenaria tradizione. Una tradizione culturale di altissimo livello che caratterizza la nostra illuminata civiltà, sviluppata ed accresciuta in modo inequivocabile grazie anche alla fondamentale istituzione, nella propria struttura sociale, della Famiglia naturale che ora invece viene offesa, trascurata e...addirittura derisa quasi fosse un esempio superato e retrogrado di cui vergognarsi e addirittura da abiurare! Sono certo che la nostra Società civile non potrà, senza l’urgentissimo apporto di sostanziali ristrutturazioni etiche e morali, aspirare ad un futuro proficuo per lo sviluppo delle prossime generazioni.
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