lunedì 16 maggio 2016
IL MATRIMONIO ARTIFICIALE E LA FAMIGLIA UMILIATA
Marcello Serra
12/05/2016
Qualche tempo fa ho appreso una notizia che riportava la presunta affermazione di un presidente di regione, il quale avrebbe dichiarato che la Madonna, era una ragazza madre. Non ho elementi per verificare se quel presidente abbia effettivamente pronunciato quella frase offensiva nei confronti della Madre di Dio, della Chiesa e dei cristiani ma, al di là della veridicità o meno di tale affermazione, si può oggettivamente rilevare come, da tempo, in vari ambienti della nostra società, stiano emergendo, con sospetta insistenza e frequenza, considerazioni e prese di posizione sempre e inequivocabilmente orientate alla demolizione di quei princìpi cardine su cui è fondata la nostra plurimillenaria cultura. Traendo spunto dalla frase citata con la quale l’immagine della Madre di Dio sarebbe stata ridotta ad una “semplice” ragazza madre, è facile rendersi conto come una tale squallida idea possa apparire utile soltanto a chi, in perfetta malafede, abbia avuto interesse a dimostrare come un nuovo e più moderno modello di famiglia sia in grado di funzionare anche al di là delle regole stabilite dalla natura. Infatti è proprio attraverso il subdolo richiamo ad una delle Figure più care del Vangelo, come la Madonna che, in effetti, gli astuti detrattori della Fede e anche della Verità, ben distribuiti nei vari strati della società civile, vorrebbero lasciare intendere come anche la Famiglia di Nazareth non fosse poi stata così normale come si vorrebbe far credere in quanto anche il matrimonio tra gli Sposi delle Scritture, sempre secondo il deviato ragionamento dei sedicenti moderni sapienti, sarebbe stato soltanto un matrimonio di opportunità. Ciò in totale spregio sia della Verità laica naturale, sia di quella, tramandata, di generazione in generazione, che costituisce l’essenza della dottrina cristiana. Il fazioso ragionamento appena richiamato viene utilizzato come rozzo strumento di sostegno alla stravagante teoria che punterebbe a far considerare come “normale” qualsiasi configurazione di famiglia, svincolata da quella naturale, al fine di aprire un facile varco alla legittimazione di nuove teorie e regolamentazioni sulla famiglia stessa, come purtroppo si è già verificato recentemente nel Parlamento italiano a conclusione dell’iter legislativo che ha formalizzato la legittimazione del “matrimonio artificiale” e cioè il riconoscimento legale dell’unione fra individui dello stesso sesso. La costante insistenza con cui proliferano le più disparate motivazioni, di carattere propagandistico, accuratamente sostenute da vari giornalisti e da noti comunicatori dell’informazione telediffusa, prontamente inclini all’osservanza lineare dell’intransigente impostazione progressista alla moda, lascia emergere una certa volontà di “educare” all’osservanza di un presunto neomodernismo culturale la maggior parte dell’opinione pubblica, “spiegando” a quest’ultima come l’istituto della famiglia, nella sua accezione naturale del termine, sia da ritenere un retaggio superato e quindi da respingere, in quanto adatto soltanto ad una società antiquata e tradizionale, reazionaria e per niente moderna. Ogni persona di buon senso, anche se non credente, è perfettamente in grado di valutare la diversità naturale che intercorre tra una coppia eterosessuale ed una coppia omosessuale; una diversità che, almeno dal punto di vista della potenzialità riproduttiva, può essere dimostrata dall’incontestabile enunciato biologico che assegna soltanto alla coppia formata da maschio e femmina, in condizioni fisiche normali, la possibilità di generare figli e quindi di assicurare all’umanità il processo di riproduzione della specie.
Ciò premesso, nel caso di coppie omosessuali, mi sembra giusto non frapporre ostacoli alle proposte di modifica delle leggi che regolino e garantiscano i rispettivi diritti degli individui che le formano, a condizione però che le integrazioni di legge in tale senso siano effettivamente limitate alla tutela dei diritti personali, escludendo con chiarezza ogni possibilità di trasferire, anche surrettiziamente, in capo alla coppia omosessuale, i medesimi diritti/doveri che la Costituzione riserva soltanto alla coppia naturale; ciò in quanto, in caso diverso, costituirebbe un’evidente legittimazione forzata dell’equivalenza del termine “matrimonio” con quello riferibile invece ad una “unione di coppia omosessuale”. In realtà, per il cristiano, l’unica vera famiglia non può che essere quella modellata direttamente dalle mani del Creatore, sulla quale Egli ha lasciato impressa la propria impronta (il Suo “copyright”) fin dall’inizio dei tempi e cioè fin dal momento della creazione universale quando, al generarsi delle condizioni ideali, Egli stesso alitò sull’uomo e sulla sua compagna che era una donna, la potenza del Suo soffio vitale. L’esclusività e l’unicità di questo modello perfetto è stata ulteriormente sottolineata e ribadita anche attraverso l’esempio evangelico della Sacra Famiglia di Nazareth, formata da un Padre maschio, da una Madre femmina e da un Figlio. Non risultano in natura altri schemi al di fuori di quello originale perché l’autenticità dell’opera Divina o, per chi non crede in Dio, della Natura, si riconosce dalla perfezione dei suoi modelli che restano e resteranno per l’eternità unici ed inimitabili, anche se alcuni si ostinano a volerne costruire diversi alternativi.
Secondo gli interessati detrattori di questa inconfutabile Verità di principio, la famiglia non dovrebbe più essere considerata, nella sua forma, come un’immagine esemplare e immodificabile ma piuttosto come una configurazione concettuale dinamica tale da poter adattare e scegliere di volta in volta a seconda dei gusti; insomma una famiglia dotata innanzitutto del principale requisito funzionale alla possibilità di evolvere liberamente anche nelle forme più varie come, ad esempio, in quella costituita da due o più individui del medesimo sesso. Per garantire tutto il proprio sostegno a questa tesi, i soliti sedicenti moderni teorici, ben sostenuti dalle facoltose lobbies mondiali dei sabotatori della suprema Verità morale, hanno alimentato una così intensa campagna mediatica da essere riusciti, anche con il sostegno di una classe politica compiacente, sempre interessata al facile consenso, a far percepire all’opinione pubblica l’epilogo legislativo dell’11 maggio, come una grande conquista sociale ed una vittoria su quanti si erano schierati in difesa della famiglia e della sua configurazione naturale la quale si rispecchia anche nel modello configurato dall’articolo 29 della nostra Costituzione che lo indica quale società naturale (unione di un uomo e di una donna) fondata sul matrimonio. Purtroppo l’unica barriera che la Costituzione era in grado di opporre al prorompente assalto delle schiere mobilitate per il cambiamento è ormai caduta ed ora, superato quell’ultimo argine costituzionale, è lecito soltanto chiedersi quanto tempo ancora si dovrà attendere per vedere compiersi il passo successivo verso la totale disgregazione della nostra società civile quando, annientata ogni residua resistenza dei difensori della morale e del buon senso, si arriverà a proporre di considerare come famiglia anche qualsiasi altra entità costituita da due o più soggetti, non escludendo ad esempio il cane, purchè regolarmente adottato!
La Chiesa, consapevole dei pericoli derivanti da questa nuova legge sulle unioni civili, ha sempre cercato di richiamare i propri fedeli al doveroso rispetto degli insegnamenti che Dio fa loro pervenire, per il suo tramite. E’ evidente che noi credenti non abbiamo fatto tutto ciò che sarebbe stato necessario fare, svolgendo cioè un’azione di testimonianza vera e convinta, del tipo “senza se e senza ma”. Infatti l’esito dell’iter legislativo che ha portato a questo risultato è stato poco contrastato da chi avrebbe dovuto e potuto farlo, mentre è stato molto favorito e sostenuto dall’atteggiamento degli schieramenti opposti attraverso la diffusione dell’idea di una presunta esigenza di cambiamento, necessaria a liberare la gente dalle ingombranti pastoie morali che, a loro dire, ne frenerebbero le aspirazioni più moderne ed evolute. Con l’approvazione della legge sulle unioni civili, avvenuta anche con il ricorso all’astuto e ricattatorio artifizio della “fiducia al governo”, i suoi baldanzosi sostenitori hanno sottolineato che l’11 maggio dovrebbe essere considerato un giorno di festa per tutti, anche per chi, come me, non è d’accordo con questa legge che ha umiliato profondamente la Famiglia naturale e che ha dimostrato il più totale disinteresse, da parte di alcuni settori della politica, per le questioni e la difesa dei principi morali, tranquillamente sacrificati sull’altare di un più facile consenso e potere personale.
Non sono in grado di prevedere quanto tempo trascorrerà ora dal compimento del successivo e disastroso passaggio che, ahimè, inevitabilmente condurrà alla legalizzazione dell’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Per questo si rende necessario e doveroso assumere un più efficace responsabile atteggiamento in difesa dei principi fondamentali che, se per i credenti, sono alla base della Fede, per gli altri ed in generale per tutti, rappresentano pur sempre delle irrinunciabili basi per progredire in un sano e corretto sviluppo della nostra società civile. Intanto si assiste alla passerella trionfante e vanitosa dei politici, fra cui purtroppo anche alcuni di quelli che hanno sempre manifestato, a parole, specialmente sotto elezioni, uno spiccato attaccamento ai valori della morale cristiana i quali, prigionieri del proprio egoismo, collegato alla più conveniente rendita di posizione da “seggio sicuro”, stanno tentando ora di spacciare la legge da loro approvata sulle unioni civili come una straordinaria e ineluttabile evoluzione etica della nostra società, richiamando ciò che, già da tempo, è stato fatto al riguardo in alcuni stati europei, considerati anche per questo più moderni ed illuminati. La realtà è che il rapido decadimento dei princìpi morali, come un virus inarrestabile, sta distruggendo tutto ciò che di buono è stato realizzato in tanti secoli di storia trascorsa nel solco fondamentale della nostra cultura e della nostra tradizione cristiana che ora purtroppo sta rischiando di soccombere sotto gli assalti dei suoi nemici, sia interni, sia esterni.
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